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Aikido

AI=armonia, KI=spirito, DO=via ; lett.' Via dell'armonia con l'energia"

L'Aikido di origine giapponese, si presenta come un ele­gante metodo di difesa personale che ha il fine di neu­tralizzare aggressori disarmati o armati mediante leve articolari, proiezioni e bloccaggi.

Quest'arte trova la propria originalità ed efficacia in mo­vimenti basati sul principio della rotazione sferica, in cui il perno è colui che si difende, sfruttando a proprio van­taggio l’energia prodotta dall’azione aggressiva dell'avversario fino a neutralizzarla.

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Significato e pratica

Durante i primi decenni del '900 venne codificata l'elegante arte dell'Aikido a seguito dello studio, la sintesi e l'evoluzione di antiche tecniche mutuate dal Ju Jutsu classico e dal Ken Jutsu (la pratica della spada) da parte di Morihei Ueshiba. Nato il 14 dicembre 1883 a Tanabe, nella pre­fettura di Wakayama, e detto anche "O Sensei" (Grande Maestro), inizia a praticare la lotta giappo­nese all'età di 13 anni e trascorre i successivi venticinque studiando l'uso di lancia, bastone, spada, le tecniche di combattimento a mani nude contro avversari armati e non, presso le più importanti scuole dell'epoca, eccellendo in ogni campo di applicazione. Incontrò ad Hokkaido il Maestro più importante per la sua formazione, Sokaku Takeda, che gli aprì gli occhi sul vero significato del Budo. In seguito, il religioso Ueshiba si adattò all'nsegnamento di Deguchi, dal quale apprese alcune tecniche di respirazione e meditazione, condividendo la necessità di co­struire un regno di pace e armonia sulla terra. Trasferitosi a Tokio, il Maestro Ueshiba divenne notissimo. A partire dagli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, ed in particolare dopo la morte del suo fondatore, l'Aikido si diffuse rapidamente in tutto il mondo.

合 (Ai) significa "armonia" e nel contempo "congiungimento", "unione"; ad un certo punto degli studi filosofici "O Sensei" lo fece coincidere col concetto di "amore".

氣 (Ki) significa "spirito", 'soffio vitale": nei caratteri della scrittura kanji raffigura il vapore che sale dalla cottura del riso", Ki è dunque l'energia cosmica che sostiene ogni cosa.

道 (Do) significa "via’: “percorso" sia fisico che spirituale.

La disciplina giapponese si presenta come un elegante metodo di difesa personale che trova la propria efficacia nell'utilizzo di una serie di movimenti basati sul principio della rotazione sferi­ca, dove il perno è colui che si difende. L'individuo stabilizza il proprio baricentro decentrando quello dell'avversario, armato o disarmato che sia, dopo averlo attirato nella propria orbita, e può sfruttare a proprio vantaggio l'energia prodotta dall'azione aggressiva fino a neutralizzarla attraverso abili schivate, bloccaggi, leve articolari, proiezioni.

Principi

"lo scopo dell'Aikido è di allenare la mente e il corpo, di formare persone oneste e sincere"

Morihei Ueshiba

Il fondatore dell'Aikido coniugò le proprie riflessioni religiose e gli studi filosofici con la sua incredibile esperienza nel mondo delle arti marziali, per insegnare una disciplina che coltivasse lo spirito. Egli considerava l'Aikido come l'arte della pace" il cui fine non è il combattimento o la ricerca dell'attacco risolutivo; la difesa perfetta attraverso l'utilizzo della non resistenza nella sua più alta espressione.

L'Aikido non è una disciplina finalizzata al combattimento e fondata sulla ricerca dell'attacco risolutivo o del colpo offensivo, bensì l'utilizzo del principio della non resistenza, che implica una grande padronanza di sé e prevede la corret­ta vittoria. Infatti, la difesa perfetta è quel comportamento che vede la totale immunità da danni e offese: un obiettivo che l'aikidoista raggiunge quando riesce a non farsi coinvolgere in un combattimento oppure, in subordine a ciò, quando riesce a vanificare l'attacco avversario facendolo desistere dai suoi propositi aggressivi.

È importante però evidenziare che il principio di non resistenza (opposto a quello occidentale del frangar, non flectar) non rende imbelli, non porta ad accettare supinamente gli eventi ed il compimento dei fatti, ma educa e favorisce lo sviluppo della capacità di sottrarsi agli eventuali effetti negativi delle azioni altrui, lasciando che queste ultime si esauriscano naturalmente senza che, per questo, ne derivi un danno per l'aikidoista.

Tipico è l’esempio orientale del ramo del salice che, flettendosi sotto il peso della neve abbondante, se la fa scivolare di dosso lasciando che cada a terra per effetto della stessa azione del suo peso ed in questo modo si mantiene ben integro e vegeto; al contrario l'ostile ramo di quercia, non potendo sopportare lo stesso carico di neve e non volendosi piegare, si spezza e muore.

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